Serve un ricostituente: uno zabaione di campagna

zabaione

Nei gelidi giorni del nuovo gennaio, l’amico Tugnazz, nel fare la spesa, ha chiesto una bottiglia di ‘Vov’ o ‘Zabov’ alla giovane e gentile cassiera che dapprima è rimasta perplessa, come si conviene alla generazione dei mojito, ma poi ha subito individuato la bottiglia gialla con il liquore all’uovo (nei supermercati i liquori sono in luoghi protetti, è capitato che prendessero il largo nelle carrozzine pluriaccessoriate con dentro il bimbo innocente, il biberon e, sotto le copertine, bottiglie di rhum e di gin).

Zabaione (anche zabaglione, si può dire in entrambi i modi), glorioso e antico ricostituente. Sia come bevanda densa e goduriosa ottenuta con tuorli d’uovo sbattuti nello zucchero e miscelati con vini generosi tipo il Marsala, profumato di ricordanze garibaldine, un tempo era tra i liquori che era costume fare in casa (ci sono ghiottoni che ancora li fanno).

Il liquore raggiunge una gradazione alcolica sui 15 gradi e, come si dice oggi, va bevuto responsabilmente. Ottimo contro il freddo, non a caso, è una meraviglia anche sul gelato.

E poi, c’è la crema allo zabaione, leccornia anch’essa di matrice casalinga (ricetta n. 722 della Scienza in cucina di Pellegrino Artusi). Ancor più semplicemente, per i meno giovani nati negli anni ’50 e ’60, c’era il ‘rosso d’uovo sbattuto con lo zucchero e un pizzico di Marsala’ che nonne e mamme premurose preparavano per i bambini quando li vedevano pallidi e inappetenti, tradizione che farebbe inorridire gli odierni integralisti dell’alimentazione, ma che funzionava.

Oggi c’è un gran bisogno di buoni ricostituenti. Per questo, insieme a Tugnazz, facciamo un brindisi zabaglionesco ai giovani imprenditori agricoli cui è dedicato questo numero della rivista. Il nostro cuore è con voi. Questa terra è la nostra terra. E anch’essa ha bisogno di cure sapienti e …ricostituenti.

Il Passator Cortese

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