Maggio 2014
Dopo una lunga discussione, a dicembre 2013 è stato approvato il regolamente comunitario che riforma radicalmente i criteri di ergoazione dei pagamenti diretti agli agricoltori.
Dal 2015 il sistema basato sui diritti storici acquisiti in passato verrà sostituito da un modello sempre di tipo disaccoppiato, ma mirato a uniformare i pagamenti per gli ettari di SAU ammissibile che gli agricoltori dichiareranno.
La Riforma ha introdotto nuove e diverse componenti di pagamento, lasciando inoltre ampi margini di discrezionalità agli Stati membri rispetto alle modalità di applicazione (quali categorie di pagamenti tra quelle facoltative applicare e quale % sul totale delle risorse a disposizione destinare a ciascuno di essi). Rispetto alla prima proposta della Commissione – che puntava a unformare al più tardi nel 2020 i pagamenti ad ettaro per tutti gli agricoltori aventi diritto – nel corso del “trilogo” sono stati introdotti alcuni correttivi volti a rendere meno traumatici gli effetti di una regionalizzazione pura a carico di quei settori per i quali il sostegno al reddito ha consentito fino ad oggi di sopravvivere.
È il caso dell’allevamento del bovino da carne che rischia comunque di dover affrontare un forte ridimensionamento degli attuali pagamenti diretti. Il tema è stato discusso nel corso del seminario tecnico che si è tenuto presso la sede della Provincia di Rimini lo scorso 27 marzo. Tra i partecipanti diversi operatori espressione di una realtà locale basata sull’allevamento estensivo di vacche nutrici di razze autoctone, prima fra tutte la Romagnola. Un patrimonio che in provincia conta 1.800 capi , pari a circa il 10% della consistenza regionale che è per lo più localizzato in Romagna. Questi allevamenti di piccola dimensione (mediamente dalle 25-30 vacche per azienda) attualmente godono di un premio disaccoppiato per ettaro che le simulazioni presentate mostrano potrebbe ridursi dal 20 fino al 30%.
I grandi allevamenti da ingrasso di tipo intensivo (presenti in Emilia Romagna ma molto più diffusi nelle altre regioni del Nord Est) che attualmente precepiscono di pagamenti unici molto elevati, rischiano – a parità di ettari dichiarati nel 2015- di subire un taglio dell’ordine del 45% o superiore. L’effettiva entità dipenderà dalle scelte di applicazione che il MIPAAF è chiamato a scegliere entro l’estate tra le diverse opzioni lasciate agli Stati Membri. Tra queste come gestire la quota del 15% del massimale che l’Italia utilizzerà per finanziare pagamenti accoppiati a favore dei settori a maggior rischio di abbandono.