Allevare insetti, dal 2018 le norme Ue lo consentiranno

Settembre 2016

Cla.Fe.

 Duemiladiciotto: dal primo gennaio scatterà un regolamento europeo che standardizza gli indirizzi di sviluppo e l’Unione redigerà ed aggiornerà regolarmente un elenco dei prodotti a base di insetti che potranno circolare tra i Paesi europei.

Dalla presentazione di questo imminente processo normativo è scaturito un dibattito ad ‘Entomodena’, la quarantaseiesima edizione del meeting internazionale di entomologia e invertebrati svolto a Modena a metà settembre.
L’occasione è stata una tavola rotonda dal titolo “Allevare insetti, gli esperti spiegano il futuro dal 1 gennaio 2018” a cui hanno partecipato rappresentanti dell’Asl, dell’Università di Modena e Reggio e del mondo agricolo.

“Queste nuove disposizioni avvantaggeranno alcune coraggiose imprese agricole e agro-industriali che già hanno dimostrato nei loro Paesi (non in Italia, ndr) di produrre prodotti sicuri e di qualità rispettosi dell’ambiente e del benessere animale – ha detto Mauro Ferri, veterinario ed uno dei promotori dell’iniziativa -. In molte nazioni del sud America, dell’Africa e dell’Asia stanno da tempo modernizzando le tecnologie tradizionali per produrre cibo e mangime da insetti, ma in Italia non si valuta abbastanza che anche alcuni Paesi Ue hanno adottato normative di tutela e controllo delle produzioni nazionali di insetti elaborate da aziende agricole (insects farms) e da gruppi di ricerca impegnati nello sviluppo sostenibile di cibo, mangimi per animali da reddito e pets non convenzionali, e prodotti di consumo (bioplastiche, biofuel, compost…)  che da produzioni di nicchia sono ormai, in quei Paesi, un segmento in crescita. Infatti le insects farms – ha proseguito Ferri – si presentano come un importante tassello nella green economy per lo sviluppo dell’umanità rispettando il pianeta. Niente sperpero di acqua, uso di sottoprodotti e scarti, qualità di proteine, grassi e derivati per prodotti alimentari e mangimi, ma anche  bioplastiche e carburanti. La globalizzazione premia l’intraprendenza ed orienta lo sviluppo anche verso buoni traguardi”.

Intanto dal 1 gennaio 2018 sugli scaffali dei supermarket italiani si potranno trovare snacks, pasticcini, farine proteiche di aziende agricole e laboratori olandesi, francesi, tedeschi, belgi e spagnoli.

E l’agricoltura italiana? “Certamente dovrà saper valutare e cogliere queste nuove opportunità”, ha detto ancora Ferri. L’argomento è stato trattato sotto il profilo tecnico da esperti entomologi che hanno descritto le tecniche di allevamento di insetti, come peraltro sono stati toccati gli aspetti sanitari delle ‘fabbriche’ di invertebrati. Oltre alle barriere sanitarie, necessarie per evitare future contaminazioni, c’è anche il lungo elenco degli ostacoli burocratici, ‘tipici’ di chi intraprende una attività.  Se la produzione di insetti per il consumo umano potrebbe rappresentare solo una nicchia di mercato (anche se, è stato detto, sono numerosi i cittadini immigrati che hanno nella loro cultura alimentare la conoscenza degli insetti eduli), cosa diversa è per gli allevamenti capaci di fornire proteine a base di insetti e da inserire in una filiera mangimistica.

Allevare queste specie infatti, che hanno una conversione in proteine molto elevata rispetto agli animali a sangue caldo, significa utilizzare sottoprodotti che diversamente dovrebbero essere smaltiti con costi economici ed ambientali elevati.

Tuttavia le preoccupazioni manifestate dal mondo agricolo sono tante: incognite dovute ai costi produttivi, all’incertezza delle normative locali e soprattutto ai dubbi sulla capacità di produrre un reddito dignitoso. Il prodotto ‘finito’ deve poi trovare una collocazione, quindi va costruita una solida filiera che sia capace di garantire redditività in tutti gli anelli: uno scoglio superabile, ma sicuramente difficoltoso.

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