Luca Soliani
Sant’Ilario d’Enza (Reggio Emilia) – “La ripartenza non sarà facile ma speriamo che il peggio sia alle spalle. Io sono fiduciosa per il futuro”. Parole di Paola Rinaldini, titolare dell’azienda agricola “Moro Rinaldini” di Sant’Ilario d’Enza (Re). Fortemente radicata nel territorio Emiliano, l’impresa si pone sul mercato enologico nazionale e internazionale come produttore di vino con l’obiettivo di distinguersi per l’elevata qualità dei propri vini. “Siamo un’azienda a carattere famigliare. Con me – a gestire l’intero ciclo di trasformazione, dall’uva alla bottiglia – lavorano mio marito Marco Melegari e mio figlio Luca, che è anche responsabile della cura dei vigneti. La cantina è stata ricavata da un’antica cascina del 1884 che sorge al centro dei vigneti”.
La produzione?
“Deriva esclusivamente dai nostri vigneti estesi per 15 ettari, che sono allevati su terreni alluvionali misti ghiaiosi, a cordone speronato, ad alta densità di ceppi per ettaro e a bassa resa produttiva, dotati di impianto sotterraneo a goccia per l’irrigazione. Per la loro salvaguardia e per il rispetto della natura, utilizziamo macchinari modernissimi, che erogano pochissima quantità di fitofarmaci compatibili con l’ambiente. La composizione viticola è di varietà altamente e saggiamente selezionate di 60mila ceppi, così da poter esprimere la massima rivelazione qualitativa nei vini e poterne poi pienamente godere”.
Quali sono i vostri canali principali di vendita?
“Il mondo horeca: ristorazione, alberghi, locali, catering. Nel dettaglio, l’Italia ha il 45%, i privati il 15% e l’export arriva al 40%”.
Facile immaginare quanto abbia inciso l’emergenza Covid-19…
“Tantissimo. I nostri canali principali si sono completamente fermati”.
Ci sono vini che hanno subito di più le conseguenze di questo stop?
“Non c’è una tipologia in particolare. In percentuale, più o meno tutti hanno avuta la stessa flessione”.
Come ha modificato il suo lavoro per venire incontro alle esigenze dei clienti?
“Ci siamo attivati soprattutto verso i privati che, non potendo muoversi e con la chiusura delle enoteche, avevano difficoltà a trovare i nostri vini. Per questo, ci siamo attrezzati personalmente a fare le consegne a domicilio, non solo a livello provinciale, ma anche nelle province limitrofe. Per il resto d’Italia abbiamo utilizzato i corrieri”.
Manterrà questi cambiamenti anche in futuro?
“Se la mia clientela richiederà questo tipo di servizio, certamente lo faremo”.
Quanto ha inciso la crisi sul settore vitivinicolo?
“Moltissimo, soprattutto per quella fascia di vini medi e poco conosciuti”.
Dal punto di vista professionale e commerciale, pensa che si arriverà in breve tempo al ritorno alla normalità o la normalità che conosciamo è ormai una realtà passata?
“Al momento penso che non torneremo al business di prima a breve. La ripresa immagino sarà lenta. Però è anche vero che il consumatore cercherà sempre di più di selezionare i prodotti e qui fa gioco chi ha lavorato sulla qualità, creando forse più opportunità di vendita. Se le cose a livello sanitario miglioreranno e si potrà tenere sotto controllo il Covid, immagino che si ritornerà ad una realtà similare a quella passata, naturalmente con più consapevolezza. Questa è la mia speranza, ma sono ottimista. E gli ultimi dati pare vadano in quella direzione”.
Paola Rinaldini si riferisce all’analisi Iri, secondo cui nella settimana tra il 10 ed il 17 maggio, si è registrato un aumento, in valore, negli acquisti sui vini Dop (+5,7%, dopo il +12,9% della settimana precendente) che sui vini Igp (+11,8%, dopo +25% del periodo tra il 3 ed il 10 maggio). Numeri che fanno ben sperare.