Erika Angelini
IMOLA – Nei primi giorni di agosto ha girato un video, poi diventato virale a livello nazionale, nel quale un gruppo di agricoltori e abitanti chiedevano la riapertura della SP33 Casolana, un’arteria essenziale per i collegamenti nella zona di Fontanelice e la Valle del Santerno. Ora Stefano Colli, che conduce insieme alla sua famiglia l’Agriturismo “La Taverna” proprio a Fontanelice, sta raccogliendo i primi frutti di quella mobilitazione collettiva – cittadini e aziende hanno anche fondato il comitato “SP33 Fontanelice” – perché a metà settembre sono iniziati i lavori per la riapertura della strada.
Ma la situazione nella sua azienda dopo le frane che hanno colpito l’areale è ancora precaria: la preoccupazione, ora, è che il clima autunnale possa nuovamente compromettere la situazione in tutta la zona e fermare i lavori già in corso. “A luglio il problema dell’alluvione sembrava completamente sparito sia dai media che dall’agenda della politica – spiega Stefano Colli – e abbiamo così deciso di richiamare l’attenzione con un video sui gravi problemi di viabilità causati dalla chiusura della Casolana. Adesso che i lavori di ripristino sono iniziati, rimangono comunque i disagi e la preoccupazione per la mia azienda, ma anche per la tenuta dell’intero territorio. A livello aziendale, il mio agriturismo è rimasto chiuso per due mesi e ha riaperto non a pieno regime, mentre abbiamo perso circa 24 ettari di terreno, letteralmente cancellati da fango, alberi e rocce.
Questi sono i danni materiali e non sono pochi, poi ci sono le difficoltà logistiche quotidiane perché, ad esempio, l’isola ecologica non ha riaperto e dobbiamo fare circa 10 km per smaltire i rifiuti, per non parlare delle strade in condizioni pietose e la generale lentezza burocratica. Sono consapevole che Fontanelice è un piccolo Comune, impreparato per gestire una tale emergenza, ma non è possibile, dopo quasi quattro mesi, avere ancora persone sfollate nelle frazioni, case dove non c’è linea elettrica e telefonica e zone senza servizi come il pulmino della scuola che non riesce a passare in sicurezza lungo le strade. Siamo in una zona collinare, quindi la vita è già più complessa rispetto alla pianura in condizioni normali, ma così è quasi impossibile la semplice gestione della vita quotidiana e delle attività agricole e produttive.
Adesso il timore – continua Colli – è per l’arrivo della stagione autunnale e poi invernale perché alla prima “allerta gialla” non solo c’è il rischio che tornino le frane, ma che le strade “rattoppate” spesso da aziende e cittadini, tornino a essere fiumi di fango. Adesso i fondi ai Comuni sono arrivati o stanno arrivando, ma serve anche un sostegno ai piccoli Comuni perché i soldi possano essere spesi in tempi brevi, soprattutto per rispristinare, appunto, una viabilità che è davvero appesa a un filo e rischia di creare nuovi danni non solo da un punto di vista economico ma anche sociale.
Da parte mia – conclude Stefano Colli – vorrei ringraziare chi ha sfidato, in questi mesi, le vie tortuose e non sempre agibili per venire comunque nel nostro agriturismo, anche solo per portarci solidarietà e farci sentire che non siamo soli. Se il nostro territorio tornerà a essere quello di prima sarà non solo per i risarcimenti ma soprattutto per l’impegno degli agricoltori e la generosità delle persone che hanno continuato a sostenerli e aiutarli nonostante le gravi difficoltà”.