Il clima di domani ci chiede di cambiare oggi

Marzo 2014

Il cambiamento climatico è una realtà scientificamente provata, ma allo stesso tempo è qualcosa che ci sembra lontano, nebuloso, un problema al di sopra delle nostre possibilità di azione e molto lontano dalla nostra quotidianità.

Ma ahimè non è così. Da un lato perché, attraverso i nostri comportamenti, siamo tutti responsabili del surriscaldamento del pianeta; dall’altro perché è evidente a tutti che il clima si sta facendo sempre più estremo, con una spaventosa frequenza di eventi catastrofici, temperature in crescita e problemi di siccità all’ordine del giorno.

L’agricoltura sta pagando un prezzo alto per questi mutamenti climatici, quindi occorre iniziare a ragionare delle possibilità di resilienza, ovvero di come il comparto agricolo debba e possa modificarsi al fine di adattarsi alle condizioni climatiche future. Proprio in questa logica sta lavorando il progetto europeo Life+ BlueAp, che vede tra i partner il Comune di Bologna e Arpa Emilia Romagna.

Arpa in particolare ha svolto un interessante lavoro di ricerca e analisi statistica sulla base dei dati meteorologici disponibili, per immaginare come sarà il clima nel territorio bolognese nel prossimo futuro. Partendo dal quadro della situazione passata, ciò che appare evidente è il punto di rottura rappresentato dagli anni ’90: se infatti già a partire dagli anni ’50 le temperature minime e massime nel bolognese tendono a salire, dal 1990 in poi aumentano in maniera significativa le ondate di calore estive, mentre diminuiscono i giorni di gelo invernale. Per quanto riguarda le precipitazioni, se ne registra una lieve diminuzione in estate, inverno e primavera, e un leggero aumento in autunno. Annualmente tendono ad aumentare sia i giorni secchi che le piogge intense.

Stando a questa situazione, Arpa fa una proiezione rispetto al clima nel bolognese nell’arco temporale 2021 – 2050 e in quello 2071 – 2099. A fronte di un generale innalzamento delle temperature (tra i 2,5° e i 5,5° sia per le minime che per le massime), si prevede anche un forte aumento delle ondate di calore in primavera, estate e autunno; durante l’estate si potrà arrivare anche a 10 giorni consecutivi di temperature superiori ai 33,7°, mentre nel periodo 1961 – 1990 non si superavano i 3 giorni consecutivi. Al contrario, i giorni di gelo invernale diminuiranno anche di 15 giorni all’anno rispetto al periodo 1961 – 1990. Anche per le precipitazioni ci si aspetta una diminuzione dei quantitativi, in tutte le stagioni, fino a un 30% in meno su base annua sul finire del secolo.

Se questi scenari saranno confermati, per l’agricoltura bolognese si presenteranno diversi problemi, soprattutto legati alla diminuita disponibilità di acqua. In questo senso, c’è già chi si sta attivando per una miglior gestione di una risorsa sempre più scarsa. Ad esempio il Consorzio della bonifica Renana ha attivato una cabina di regia per la gestione condivisa delle acque derivate dalla chiusa di Casalecchio, che interessano numerosi soggetti per svariate finalità: la bonifica Renana per finalità irrigue, il Consorzio della chiusa per produrre energia idroelettrica, Hera e il Comune di Bologna per sostenere la qualità igienica del sistema fognario.

La straordinaria siccità del 2012 ha convinto tutti questi soggetti della necessità di una gestione condivisa della chiusa; è stata così istituita una cabina di regia, sia istituzionale che operativa, che ha già intrapreso varie azioni utili quali il coordinamento della chiusa, l’attivazione dell’invaso Reno Vivo, il monitoraggio dei deflussi e una serie di incontri con gli agricoltori per coordinare la stagione irrigua 2013.

Il cambiamento climatico ci riguarda, eccome. Ecco perché occorre immediatamente ripensare tutta la nostra agricoltura affinché si modifichi in funzione delle condizioni future, consapevoli che la resilienza è l’atteggiamento giusto per chi vuole avere un domani.

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