Erika Angelini
FERRARA – Il 2022 sarà probabilmente l’anno del grano duro e della soia in provincia di Ferrara dove, già da qualche anno, c’è stata una contrazione delle superfici investite a mais.
Micotossine e clima siccitoso hanno disincentivato la produzione del seminativo nel corso degli anni, dal 2010 al 2020 si sono persi 10mila ettari di superfici passando da quasi 37mila a poco più di 26mila, ma nel ferrarese si continua comunque a produrre quasi la metà del mais di tutta la regione.
Con Angelo Felloni, tecnico di Capa Cologna, una delle più importanti cooperative del territorio, abbiamo analizzato il trend delle semine. “Ormai da diversi anni il baricentro produttivo dei seminativi è sbilanciato verso gli autunno-inverni, in particolare grano duro e tenero ma anche orzo, che negli ultimi due anni ha avuto un picco di crescita per poi stabilizzarsi quest’anno.
Il punto con Angelo Felloni, tecnico agronomo di Capa Cologna
Nel ferrarese sono stati seminati nell’annata 2020/21, circa 53mila ettari di frumento e circa mille di orzo, contro i 30mila di mais (da seme e dolce), una superficie molto vicina, se non identica, a quella della soia che si attesta sui 29mila ettari. Il sorgo – continua Felloni – arriva a 3mila ettari, la colza a poco più di mille mentre il girasole, una coltura che avrebbe in realtà buone potenzialità ma che è seminata poco – si contano appena 900 ettari – perché la trebbiatura è difficile e spesso mancano le macchine attrezzate per farla, soprattutto nel Basso Ferrarese.
Questa tendenza di semina, in base ai dati raccolti sinora, appare confermata: si stima che nel 2021/22 siano già stati seminati, i dati complessivi definitivi non sono ancora disponibili, circa 56mila ettari di frumento, quindi 3mila in più rispetto all’anno scorso. Gli indicatori fanno pensare a un ulteriore aumento anche della soia e una decrescita ma, attenzione, non una debacle, del mais.
Questo è uno scenario molto prevedibile perché dettato dai prezzi di mercato in continua crescita, che stanno premiando le leguminose e il duro. Ma voglio sottolineare che le scelte sui seminativi devono sì, essere guidate dal prezzo, ma, soprattutto, da una buona rotazione colturale.
Perché non possiamo sapere cosa accadrà al mercato dei seminativi, condizionato da quelli internazionali, a campagna conclusa, ed è meglio puntare su buone pratiche agronomiche e produttività, qualsiasi sia il cereale scelto”.