Da area abbandonata a presidio di biodiversità: un sogno realizzato

Emer Sani

ROCCA SAN CASCIANO (Forlì-Cesena) – La campagna è disseminata di storie personali che raccontano l’attaccamento dell’uomo alla terra. Anche dei giovani. Come quella di Gianni Fagnoli dell’azienda Podere i Fondi, che ha lasciato uno stipendio fisso per partire da zero.

“La mia è una start up sui generis – racconta -, non vengo da una famiglia di agricoltori e non l’avevo mai fatto prima. Per di più mi sono insediato in un luogo che non era un’azienda agricola, ma l’area abbandonata dei siti colonici della collina, che praticamente sono spopolati dagli anni ’70”.

L’azienda di Fagnoli si trova sulle colline di Rocca San Casciano, nella frazione di Centoforche. “Qui avevamo sistemato una casa presa da mio nonno, e quando è capitato che il proprietario del terreno attorno ha deciso si venderlo lo abbiamo acquistato. Ha quindi preso vita un qualcosa che prima non esisteva, come non esistevo io come agricoltore”.

Fagnoli ha 40 anni. “Penso che per la terra valga la pena spendere energie e i miei anni migliori. Nella mia vita ritengo sia un progetto che merita, sono laureato e dopo una lunga trafila di precariato prima di iniziare facevo il magazziniere. Ho rinunciato a uno stipendio assicurato, ma la qualità della vita che la campagna può offrire non è minimamente paragonabile. Non è solo un lavoro, ma è uno stile di vita. Ci sono rinunce da fare, che tra l’altro non mi pesano, ma preferisco essere libero”. Oggi, quello che nel 2015 era un sogno è diventato realtà. “Ho trasformato un’area abbandonata in un presidio di biodiversità”.

Podere i Fondi si estende su circa 13 ettari. “Il frutteto copre circa 2,5 ettari, ho piantato tutte varietà di frutti antichi della Romagna e Toscana, ho più piante di ogni specie, dalla pera Scipiona, la broccolina, alla Mora di Faenza, alle pesche La Bella di Cesena, o buco incavato, fino alle albicocche Reali di Imola e ciliegie Corniola. Ho, inoltre, ripulito la vecchia marroneta di circa mezzo ettaro – continua Fagnoli -, dove ci sono esemplari di 150 anni, era stata completamente abbandonata, l’ho trovata in uno stato pietosa, ho dovuto risanare tutto ex novo e riportarla in produzione. Tutto il resto degli ettari sono a bosco, anche questo tutto da sistemare”. Un’operazione notevole, “è stato fatto a mano, i macchinari li ho da pochissimo tempo. Mi ha dato una grande soddisfazione. Dove c’erano solo spini e vitalbe ho tirato fuori un’azienda agricola, piccola, ma funzionante e certificata biologica. Non era scontato che ci riuscissi”.

La professione di agricoltore è, invece, una tradizione di famiglia per Marco Neri, 26 anni.
“Entrambi i miei nonni erano agricoltori, mio babbo lavora ancora come agricoltore. La campagna è una passione che ho fin da piccolo. E oggi è più la passione che muove tutto, perché se si pensa alle ore di lavoro, conviene fare l’operario. Ma se ti piace, è tutto un altro discorso”. Marco ha creato la propria attività, l’azienda agricola Neri Marco di Brisighella. “Appena terminati gli studi di Agraria – continua Neri – ho lavorato 2 anni da mio padre, poi ho preso il terreno di mio nonno e mi sono messo in proprio. La difficoltà più grande è la burocrazia, senza l’aiuto della famiglia non sarebbe stato semplice: grandi soldi non te li danno se non hai le spalle coperte, sicuramente in 4 anni non sarei ai livelli di oggi. Ci sono momenti no, ma a fine giornata c’è soddisfazione”.

L’azienda conta oltre 16 ettari. “Il mio obiettivo, che ho sempre davanti a me, è di ingrandirmi il più possibile, specializzandomi in viticoltura. La vigna dà più stabilità, la frutta ad esempio è più soggetta alle condizioni climatiche, specie le gelate”.

Per 5 ettari l’azienda si estende in collina. “Qui le difficoltà sono maggiori, e le vigne producono praticamente la metà dei quintali rispetto alla pianura, e viene pagata allo stesso prezzo. La collina piano continua a spopolarsi, ci vorrebbero più incentivi rispetto a quelli che ci sono già che non sono sufficienti”.

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